giovedì 25 ottobre 2012

Trasferimento del blog

Cari internauti,

ringraziandovi per averci letto e seguito in queste pagine, vi invitiamo a raggiungerci e seguirci nel blog appena nato del Numero Verde per Rifugiati e Richiedenti Asilo dell'Arci . Sarà lo stesso possibile accedere a questo diario in qualsiasi momento, ma le nostre attività continueranno nella nuova sede.


Numero Verde per Rifugiati e Richiedenti Asilo
Ufficio Immigrazione, ARCI Nazionale

martedì 28 febbraio 2012

MILANO - “Destinazione Lampedusa” presso l’Arci Corvetto (via Oglio 21 – mm3 Brenta).

COMUNICATO STAMPA

È di pochi giorni fa la sentenza della Corte Europea dei Diritti Umani che, all’unanimità, ha condannato l’Italia per il respingimento di tre imbarcazioni, con a bordo circa 200 migranti di varie nazionalità, avvenuto  nel 2009 al largo di Lampedusa: i giudici di Strasburgo hanno infatti ritenuto tali condotte della Marina Militare contrastanti coi divieti di *non refoulement *(ossia di rimpatrio verso paesi dove sussiste il rischio di  subire torture e trattamenti inumani) e di espulsioni collettive (eseguite cioè senza valutare la situazione di ciascun migrante, e l’eventuale  necessità di protezione internazionale).  Con questa storica sentenza tornano ad accendersi, per un istante, i riflettori sulle violazioni dei diritti umani nella politica e nella pratica del nostro Paese nei confronti dei cittadini stranieri che giungono dall’altra sponda del Mediterraneo. Tornano alla mente le immagini di Lampedusa, l’isola-prigione, che riempirono le cronache dell’estate passata.
 Proprio la scorsa estate ai volontari della Rete Sportelli Immigrazione Arci fu permesso di entrare nel Centro di Soccorso e Prima Accoglienza di Lampedusa, mentre l’accesso era precluso ai media. I gruppi di volontari si alternarono svolgendo azione di monitoraggio, osservazione e offrendo ai reclusi, per quanto possibile, informazioni legali e pratiche. Le testimonianze di quei giorni raccontano di violazioni dei diritti, di sospensione delle garanzie che governano le misure restrittive della sfera personale e di vuoto giuridico.
Per dare voce ai testimoni, la Rete Sportelli Immigrazione Arci organizza sabato 3 marzo “Destinazione Lampedusa” presso l’Arci Corvetto (via Oglio  21 – mm3 Brenta).  Sono previsti gli interventi del prof. Luca Masera, docente di Diritto penale presso l’Università di Brescia e di Francesca Materozzi, coordinatrice di campo a Lampedusa nell'estate 2011.
Rete Sportelli Immigrati Arci Milano

lunedì 27 febbraio 2012

La sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo (francese/inglese)

Le refoulement de migrants en Libye sans examen les a
exposes a un risque de mauvais traitements et a constitue une
expulsion collective
Dans son arret de grande chambre, definitif1, rendu ce jour dans lfaffaire Hirsi Jamaa et
autres c. Italie (requete no 27765/09), la Cour europeenne des droits de lfhomme conclut, a
lfunanimite:
Que les requerants relevaient de la juridiction de lfItalie au sens de lfarticle 1 de la
Convention europeenne des droits de lfhomme.
A deux violations de lfarticle 3 (interdiction des traitements inhumains ou degradants) de
la Convention, les requerants ayant ete exposes au risque de subir de mauvais traitements
en Lybie et dfetre rapatries en Somalie ou en Erythree.
A la violation de lfarticle 4 du Protocole no4 (interdiction des expulsions collectives
dfetrangers).

L’Italia condannata per i respingimenti in Libia

Ci auguriamo che questo sia un monito per il governo in carica
per modificare le politiche in materia di immigrazione

Dichiarazione di Filippo Miraglia, responsabile immigrazione

Abbiamo appreso con grande soddisfazione della sentenza della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, che ha condannato l’Italia per i respingimenti dei migranti verso la Libia attuati il 6 maggio 2009.

Ciò conferma quanto sostenevamo da tempo sull’illegalità delle politiche dei respingimenti in mare. Come dichiara la sentenza, con i respingimenti è stato calpestato il rispetto dei diritti umani delle persone, tra i quali la possibilità, per chi ne aveva diritto, di chiedere all’Italia lo status di rifugiato o di presentare la domanda d’asilo. Una pratica che ha costretto centinaia di profughi in Libia, dove hanno vissuto condizioni drammatiche, violenze e abusi di ogni genere rinchiusi per molti mesi nei centri di detenzione.

L’Italia ha senza dubbio una responsabilità morale diretta sulle conseguenze dei respingimenti. Il nostro Paese è infatti anche stato condannato dalla Corte di Strasburgo per trattamenti degradanti e tortura, avendo violato l’articolo 3 della Convenzione sui diritti umani. Un reato che il nostro ordinamento è ancora tra i pochi a non contemplare.

Questa sentenza non fa altro che confermare che l’intero impianto politico sull’immigrazione del governo Berlusconi si basava esclusivamente su fini persecutori, senza alcun rispetto della legge italiana e delle convenzioni internazionali. Molte delle scelte che il ministro Maroni ha fatto in materia sono state puntualmente censurate dagli organismi europei e internazionali. Tutto ciò deve rappresentare una chiara indicazione per l’attuale governo in carica affinchè riveda le scelte finora attuate in materia e perché ricontratti gli accordi di cooperazione con il governo di transizione libico.

Auspichiamo che questo importante segnale che arriva dalla Corte di Strasburgo induca il Parlamento italiano a calendarizzare al più presto le due proposte di legge di iniziativa popolare sui diritti di cittadinanza degli stranieri, che i promotori della campagna “L’Italia sono anch’io” depositeranno alla Camera il prossimo 6 marzo. Perché anche questo è un passo importante verso delle politiche di integrazione nei confronti dei migranti.


Roma, 23 febbraio 2012

Riprendono le attività del blog Arcidiario da Lampedusa e dintorni