mercoledì 5 ottobre 2011

Comunicato stampa ARCI

Migranti tunisini trattenuti illegalmente e trattati come bestie

L’Arci presenterà un esposto alla procura di Agrigento
e farà ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo



Reclusi nel centro di Lampedusa e poi trasferiti e trattenuti per giorni su navi-prigione in condizioni disumane in attesa di essere rimpatriati in Tunisia senza che venisse loro notificato alcun provvedimento, né concesso di accedere all’autorità giurisdizionale: questo è quanto emerge dalla testimonianza di tre cittadini tunisini raccolta dai legali dell’Arci presenti a Tunisi in occasione di un convegno internazionale.

I tre cittadini tunisini, dopo essere approdati a metà settembre a Lampedusa, sono stati rinchiusi nel Cpsa dell’isola sino agli scontri che ne hanno provocato la distruzione.
In seguito, trasferiti su navi, sono stati sottoposti a trattamenti disumani e degradanti: stipati in 100 per una settimana in un salone, costretti a dormire per terra con la possibilità di uscire per pochi minuti dopo i pasti sul ponte dell’imbarcazione. Come emerge dalle testimonianze, la possibilità di usufruire dei servizi igienici veniva decisa dalle forze dell’ordine che accompagnavano i migranti spintonandoli e minacciandoli con i manganelli. Trattati come bestie, provocati e offesi da chi li sorvegliava, gli veniva dato da mangiare buttando il cibo a terra. Cento migranti trattenuti con una procedura illegale che configura il reato di sequestro di persona.

Quello che succede alle frontiere italiane evidenzia la necessità di riportare la legalità nella gestione degli arrivi dei migranti. C’è un limite, cui il rispetto di noi stessi oltre che quello per il nostro prossimo e per le leggi, dovrebbe richiamarci.

I legali dell’Arci hanno ricevuto il mandato dai 3 cittadini tunisini di procedere per vie legali.

Nelle prossime ore verrà presentato un esposto alla procura di Agrigento per denunciare la limitazione illegittima della libertà personale (ex art. 13 della Costituzione) con l’ipotesi di reato di sequestro di persona.

Verrà inoltre fatto ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo perché si pronunci sulla violazione dei diritti fondamentali subita da migliaia di migranti alle frontiere italiane.

Roma, 4 ottobre 2011

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