venerdì 12 agosto 2011

REPORT da LAMPEDUSA (luglio 2011)

La situazione a Lampedusa rimane invariata  in relazione al trattenimento illegittimo dei minori e  dei migranti. Questi ricevono pochissime informazioni sia in merito alle ragioni per cui sono trattenuti si in relazione ai loro diritti.
Per  contrastare la prassi dei trattenimenti illegittimi - detenzione di polizia in palese violazione dell'art. 13 della Costituzione italiana e art.5 della CEDU, l'Arci ha aiutato sei migranti trattenuti presso C.da Imbriacola ad inoltrare alla Questura di Agrigento una richiesta di accesso agli atti ex. art.22 L. 241/1990, strumento non ancora utilizzato per ottenere informazioni ‘de libertate’.
La Pubblica Amministrazione dovrà fornire spiegazioni sulla sua condotta: decorsi 30 giorni dalla richiesta di accesso agli atti, il silenzio della PA è equivalente ad un provvedimento di rifiuto, come tale impugnabile dinanzi al Tar di Palermo.
Dai dialoghi con i migranti è emerso che molti di loro non conoscono la procedura d'asilo, nonostante l'attività informativa svolta da UNHCR ed OIM
L'Arci ha dato la possibilità anche ai tunisini di richiedere asilo facendogli depositare presso l'Ufficio Immigrazione di Lampedusa-C.da Imbriacola le richieste in cui dichiaravano la volontà di accedere alla procedura di asilo nominando un legale.
Tutti i tunisini che hanno depositato le istanze, a differenza dei migranti subsahariani, sono stati trasferiti nei CIE di Roma, Milano, Torino, Trapani,Lamezia Terme, nonostante la richiesta d'asilo fosse stata depositata precedentemente al provvedimento di respingimento differito.
A tutte le convalide del trattenimento presso i CIE sono stati presenti avvocati della rete costruita nel corso del tempo dal Numero Verde nazionale dell'ARCI. I migranti hanno potuto così avere una difesa effettiva.
I Giudici di Pace, però, nonostante le domande di asilo depositate dalla difesa  recanti il timbro dell'ufficio immigrazione di Lampedusa precedente a qualsiasi provvedimento di respingimento, non hanno avuto il coraggio di applicare la legge e porre in libertà i migranti, non hanno voluto scrivere dei provvedimenti in cui si sanzionava l'illegittimità del comportamento della Questura di Agrigento che invia nei CIE richiedenti asilo da ospitare, per legge, dentro il sistema di accoglienza per richiedenti asilo o nei CARA.
Questi Giudici non togati ritengono che debba essere un organo di polizia, a discrezione, a decidere quando una persona può richiedere protezione internazionale.
Il Giudice di Pace che ha convalidato i trattenimenti nel CIE di Ponte Galeria  non ha riconosciuto come 'autentiche' le dichiarazioni di volontà dei migranti, anche se questi, presenti all'udienza di convalida, hanno riconosciuto la dichiarazione e riconfermato la volontà di accedere alla procedura di asilo.
Se questa è la  nostra ‘giustizia’ - trattenimenti illegittimi che durano oltre 30 giorni a Lampedusa, trattenimenti illegittimi nei CIE dei richiedenti asilo - come possiamo stupirci che i migranti  trovino da sè una via di uscita? I tunisini, richiedenti asilo, che hanno visto respinte le loro giuste istanze di non convalida di trattenimento nel CIE di Ponte Galeria sono fuggiti nella notte.
 Svolgere le funzioni di ente di tutela dei migranti e dei rifugiati è sempre più difficile nel Centro di C.da Imbriacola.
Gli attivisti volontari dell'ARCI, infatti, hanno potuto constatare che, sia l'autorizzazione ministeriale che quella Prefettizia di accesso al centro,  sono ben poca cosa di fronte alla volontà del Dott. Galipò presidente del Consorzio Sisifo, consorzio di cui fa parte la cooperativa “Lampedusa Accoglienza” ente gestore del Centro di c.da Imbriacola, di non farli circolare liberamente dentro il centro.
Galipò, infatti, da un po' ostacola  il lavoro indipendente dell'Arci con richieste pretestuose e illegittime, col fine di impedirlo o controllarlo. Nonostante ciò, e gli impedimenti a entrare dove sono trattenuti i migranti adulti, si è potuto accertare quanto segue:
Igiene: la struttura è molto sporca. Ci sono rimasugli di cibo e rifiuti attaccati ai pochi posti dove è possibile sedersi. I bagni sia degli uomini che delle donne sono estremamente sporchi e soprattutto negli edifici e nelle gabbie c’è un odore sgradevole. Il materiale di arredo è quasi inesistente. I letti a castello sono completamente in ferro, non ci sono  armadietti per deporre vestiti o effetti personali.  Non ci sono culle per i neonati, i bimbi vengono messi a riposare nei letti delle madri. I materassi sono dei rettangoli di gomma piuma di 15/20 cm, e spesso per evitare il caldo soffocante delle camerate, vengano buttati fuori all’ombra nel selciato. I lenzuoli di carta che forniti sono monouso. Ovviamente dopo poco sono inutilizzabili, quindi ci sono molte persone che dormono su materassi lerci già utilizzati da altri.  Diverse persone sono affette da micosi. I vestiti vengono lavati a mano dai migranti, ma non essendoci stendini sono tutti appesi alle recinzioni. Le pulizie all’interno delle strutture vengono fatte raramente e spesso sono i detenuti a  provvedere, nonostante siano privi di strumenti adeguati.
Per quanto riguarda il materiale in dotazione ai migranti, le scarpe spesso non corrispondono né al numero di piede né alla stagione: molti uomini indossano pesanti scarpe da ginnastica e altri ciabattine da donna ovviamente troppo piccole. Ci sono invece molti minori con scarpe enormi. Ci sono anche  persone scalze che vagano nell’attesa di una calzatura. 
La bustina di sapone che viene distribuita è monouso. Molti indossano vestiti lerci, il che fa pensare alla mancanza di detersivo per lavarli e alla mancata fornitura di ricambi.
Il personale della Lampedusa Accoglienza: non è presente all’interno delle gabbie se non per minima manutenzione e basilari pulizie delle aree esterne. Sembra invece totalmente assente per le varie richieste dei migranti che devono stare per ore attaccati alle cancellate nella speranza di attirare la loro l’attenzione. Persone che stavano visibilmente male o con lesioni sono state costrette ad aspettare ore al sole senza alcun tipo di assistenza.
Al momento degli sbarchi non c’è una buona organizzazione: persone arrivate all’alba dopo ore non avevano ancora ricevuto dentro il centro nè una colazione nè una bottiglia d’acqua.Il kit di prima assistenza non viene immediatamente distribuito completo, quindi i migranti sono costretti a insistere per ottenere beni di prima necessità e capita anche che il materiale messo a disposizione non sia sufficiente per tutti.
Il personale della Lampedusa Accoglienza si è dimostrato più volte poco disponibile a una interazione coi migranti e con le  altre associazioni. Sono difficilmente raggiungibili, spesso estremamente scortesi e indisponibili. Lampedusa Accoglienza ha messo a disposizione l’elenco degli avvocati di Agrigento e questi possono far visita al centro, ma non è chiaro come di fatto i migranti riescano a entrarci in contatto.
C’è una costante mancanza di materiale di ogni tipo e necessità. Non sono fornite informazioni sulla gestione del centro e l’accesso ai servizi è sempre filtrato dalla volontà del personale della cooperativa, dando la precedenza alle operazioni di controllo e distribuzione rispetto all’azione di accoglienza.
Minori: sono pressochè totalmente lasciati a se stessi. Fatta eccezione per le associazioni/organizzazioni che si occupano di loro, l’ente gestore non propone alcuna attività (scolarizzazione, giochi, intrattenimento), anzi spesso vengono trattati come se fossero maggiorenni. Fumano in continuazione e mostrano sacchetti pieni di pacchetti delle sigarette che l’ente gestore fornisce ai migranti. Spesso i ragazzi vanno nella parte riservata ai maggiorenni, senza che vi sia alcuna attenzione.  Usano i loro bagni, le loro docce e nelle camerate, senza alcun controllo da parte dell’ente gestore, sono possibili  abusi di ogni tipo. Non viene fornita nessuna assistenza psicologica, anche in casi di autolesionismo. La struttura della base Loran dovrebbe ospitare i minori, ma anche quando sono relativamente pochi, molti minori magrebini vengono lasciati nella struttura di contrada Imbriacola con i disagi detti. 

Sanità: I migranti vengono sottoposti a un triage al quale non segue una continuità terapeutica. Una volta visitati vengono rimandati nelle loro gabbie e non vengono poi monitorati nelle fasi successive se non dalle organizzazioni e dalle associazioni che stando a continuo contatto con loro riescono a seguire i diversi casi e a capire e veicolare le eventuali esigenze. Spesso i migranti lamentano di non riuscire ad essere adeguatamente seguiti perché non riescono ad ottenere le terapie necessarie a contrastare i postumi di lunghi viaggi, come creme contro le ustioni del sole, colliri per gli occhi e integratori contro la disidratazione. Non vengono fornite attrezzature essenziali come le stampelle.
Cibo: varie volte i migranti sia magrebini, che sub sahariani che minori si sono lamentati per la scarsa qualità del cibo. Spesso il cibo viene lanciato verso la cancellata in segno di protesta o direttamente nei cestini dell’immondizia. Tutti lamentano che il cibo è ripetitivo e cattivo e che dopo qualche giorno soffrono di disturbi intestinali. I  pasti sono sempre uguali: pasta, riso, polpette al pomodoro, carne fritta, patatine e mele a pranzo e a cena. Per il ramadan è stata offerta una colazione alle 5 circa del mattino e poi la cena con la solita quantità di cibo, non tenendo conto del prolungato digiuno.
Mediazione: Ci sono mediatori, ma spesso anche le forze dell’ordine sono obbligati a chiamare il personale delle associazioni/organizzazioni per comunicare con i migranti perché quasi mai reperibili.
L’arbitrarietà nella gestione del centro si è esplicitata nell’ultima settimana con l’esclusione degli operatori delle associazioni/organizzazione non facenti parte del progetto di Praesidium, ma precedentemente regolarmente autorizzate dal Ministero degli Interni, unico organo preposto ad autorizzare o meno gli accessi alle strutture. La dirigenza impedisce la possibilità di accedere in tutte le aree a disposizione dei migranti, in particolare è impedito l’ingresso nella parte riservata ai migranti uomini con i quali viene svolta gran parte dell’ attività. Il diritto all’acceso è subordinato alle richieste di controllo da parte della dirigenza sulla attività svolta e sugli stessi operatori (posizione INAIL, competenze, missione del progetto ecc.), informazioni già comunicate a suo tempo a chi di competenza, ovvero gli organi preposti all’ordine pubblico. A seguito di una riunione con l’ente gestore e le altre associazioni, è emerso che ciò sarebbe giustificato dalla volontà dell’ente gestore di proteggere la sicurezza personale degli operatori esterni, compito che ovviamente spetta non a loro ma alla polizia. Avendo l’Arci ritenuto di non dover fornire risposte a richieste non pertinenti, si trova impossibilitata, per volontà del presidente del consorzio Sisifo, ad accedere a quella zona.
Rapporti con le altre associazioni: continua il dialogo con le altre associazioni, anche se  è reso difficile dai diversi mandati e obbiettivi. Rispetto alle iniziative prese dall’ente gestore, gli approcci sono diversi.  In una apposita riunione tra associazioni verranno rese note le posizione ufficiali delle altre associazioni che operano sia all’interno che all’esterno del Centro di Primo Soccorso e Accoglienza di Lampedusa.
Alcune organizzazioni continuano a dichiarare perplessità in merito alla nostra attività di raccolta di volontà di richiedere asilo da parte dei magrebini. 

Presenze nel Centro



Totale
Uomini
Donne
Minori accompagnati
Minori non accompagnati
17/07 h 13:00
317
56
6
1
254
17/07 h 20:00
452
182
6
1
263
18/07 h 13:00
470
238
5
1
226
21/07 h 19:30
401
169
5
1
226
25/07 h 08:00
377
169
5
1
202
25/07 h 20:00
376
168
5
1
202
26/07 h 13:00
368
168
5
1
196
28/07 h 08:00
305
172
4
1
128
28/07 h 14:00
283
150
4
1
128
31/07 h 10:30
269
157
4
1
107
01/08 h 11:20
538
356
37
25
120












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