venerdì 2 settembre 2011

Lampedusa, 29 agosto: racconto di una lunga giornata

All'interno di questa pagina è possibile leggere il racconto delle/i volontarie/i ARCI che hanno monitorato i fatti accaduti lo scorso 29 agosto, tra fughe collettive, minori senza posto letto, tentativi di conciliazione, assaggi di libertà da parte dei giovani migranti.

Si ringraziano per le foto: Samira Moustafa Salim e Massimo Berardi






REPORT 29 AGOSTO 2011: UNA LUNGA GIORNATA

PARTE PRIMA  
Martedì 29 agosto, verso le 7:20 passando dall’aeroporto abbiamo notato che era in corso un trasferimento di migranti con un aereo della compagnia della Sirocco. (compagnia aerea egiziana) e che stavano imbarcando delle persone. Era presente l'autobus della Lampedusa Accoglienza e alcune camionette della polizia. Alle 8:00 da casa abbiamo sentito un aereo che si alzava in volo.
Più tardi verso le 11:30 tre di noi si sono recate al Centro di Contrada Imbriacola, dove i tunisini dall’interno della “gabbia” ci hanno chiesto informazioni su dove fossero stati mandati i loro connazionali trasferiti quella mattina. Dopo poco hanno iniziato ad affermare che i trasferiti erano stati rimpatriati direttamente a Tunisi e che appena giunti là si erano messi in contatto telefonicamente con i loro ex compagni di reclusione per riferirglielo.              
Tutto comunque sembrava procedere nella norma. Ci siamo quindi allontanate dal cancello che divide il settore degli uomini adulti da quello delle donne e dei minori per andare a parlare con dei minori che da qualche giorno stanno dormendo fuori. Il giorno prima ci era stato riferito che stavano lì per mancanza di posti letto.                
Alle 12:15 abbiamo iniziato a sentire grida e trambusto provenienti dalla “gabbia” degli uomini  e ci siamo avvicinate per vedere cosa stesse succedendo. Mentre all'interno stava salendo il nervosismo, con uomini che urlavano e gente che si accalcava al cancello arrampicandocisi sopra e scuotendolo violentemente, i poliziotti si sono messi in tenuta  anti sommossa. Gli uomini al momento  della distribuzione del pranzo hanno cominciato a gridare che non volevano tornare in Tunisia e che preferivano morire qui, rifiutandosi di mangiare. Alcuni membri della Lampedusa Accoglienza e i poliziotti ci hanno invitato ad allontanarci dal cancello per la nostra sicurezza. La situazione si faceva sempre più tesa.       
Alle 12:30 i poliziotti si sono schierati davanti al cancello in tenuta anti sommossa. Una sirena ha cominciato a  suonare. Si sono visti dei movimenti sopra la collina con i militari dell'aeronautica che pattugliavano concitatamente la zona. I mediatori della polizia hanno iniziato a cercare una soluzione parlando attraverso il cancello con i migranti tunisini. Siamo poi venute a conoscenza del fatto che è stato proposto ai migranti di nominare tre rappresentanti che negoziassero con la polizia per evitare il peggio.
Alle 12:45, mentre le negoziazioni erano in corso nella zona più lontana dalla “gabbia”, le forze dell’ordine e i pompieri si stavano organizzando per blindare i mezzi e preparare i lacrimogeni.     
Mentre la sirena continuava a suonare in sottofondo,  è tornata dentro la delegazione dei rappresentanti tunisini a cui si erano aggiunti altri tunisini maggiorenni che per motivi vari erano fuori dal cancello. Alcuni si sono arrampicati sul cancello e urlavano qualcosa agli uomini all’interno. Hanno riportato gli esiti della negoziazione ai loro connazionali e a quel punto sono scrosciati degli applausi, anche se le discussioni sono andate avanti ancora per un po’ di tempo. Le camionette sono arretrate e poi un po' alla volta sono state portate fuori.
Intorno alle 13:45 i migranti del settore degli adulti hanno iniziato a mettersi in fila per il pranzo e durante la distribuzione c'è stato un altro momento di tensione quando dei ragazzi, a quanto riportato degli operatori del centro, hanno buttato per terra il cibo e l'hanno calpestato. Due di noi sono state quindi invitate dagli operatori stessi, insieme ad altri esponenti di altre associazioni umanitarie presenti sul luogo, ad assistere a ciò che succedeva dentro la mensa, mentre quelli di noi che sono rimasti fuori hanno notato che i ragazzi venivano spintonati giù dalle scalette della mensa e ripresi per il disordine provocato nella distribuzione. Lì si è sentito un finanziere chiedere a un poliziotto "quanti ne sono scappati?". Sembra che alcuni dei tunisini abbiano approfittato del caos per scappare fuori dal centro. Nel frattempo i pompieri sono riusciti a spegnere definitivamente le sirene dell’antincendio che dei migranti della zona dei minori azionavano sistematicamente. L’altra sirena, quella più rumorosa, che abbiamo successivamente scoperto essere quella che si trova sul reticolato che circonda il centro, ha smesso a sua volta di suonare. Dopodiché è venuto il turno della distribuzione del pranzo ai minori.               
Verso le 14.00 sono rientrati accompagnati dalle forze dell’ordine tra i 10 e i 15 maghrebini che erano scappati dal centro nel momento di confusione generale.        
Siamo rimasti al centro fino alle 15.00 parlando con alcune donne e alcuni minori, senza più avvicinarsi alla “gabbia” mentre la situazione sembrava essersi ristabilita e quindi abbiamo lasciato il centro e fatto ritorno a casa in una situazione di apparente calma.
PARTE SECONDA
Nel pomeriggio, verso le 18.15 siamo ritornati al Centro. Appena arrivati veniamo a sapere sia da operatori del centro che dalla stessa polizia che c’è stata una fuga consistente di uomini. Le versioni erano discordanti, alcuni parlavano di centocinquanta altri trecento migranti fuggiti nel pomeriggio. Ci hanno detto che i migranti si erano diretti al porto dove le forze dell'ordine li avevano raggiunti.
Così abbiamo deciso di dividerci, due di noi rimaste nel centro per continuare a monitorare la situazione e registrare eventualmente il rientro dei "fuggiaschi", altri tre si sono recati al porto per osservare la situazione. Dopo alcune insistenze un graduato dei Carabinieri ci ha permesso di stare come tutte le altre associazioni all’interno del cordone di polizia che nel frattempo si era formato. Poco dopo però è intervenuto un poliziotto che rifiutandosi di qualificarsi ci ha intimato di uscire immediatamente. Grazie all’intervento di Carabinieri e Polizia ci è stato permesso di rimanere ma ci è stato vietato di parlare con i migranti. Durante la discussione molto accesa un poliziotto ci ha sussurrato che il collega che voleva scacciarci era della DIGOS.
A questo punto possiamo ricostruire i fatti dalla fuga di massa dal centro al rientro, grazie alle nostre osservazioni da tre punti (il porto dove si sono raccolti i migranti e sono stati circondati dalle Forze dell’Ordine , il centro di Contrada Imbriacola, la strada tra il Porto e il Centro), e i racconti – e le immagini – raccolti da qualche turista con cui abbiamo parlato, nonché dai racconti degli stessi migranti raccolti nei giorni successivi.
La fuga dal centro ha coinvolto un gran numero di uomini, a giudicare dal numero di mezzi utilizzati per riportarli, tra i 200 e i 300. Sono fuggiti dal retro della “gabbia” degli adulti, risalendo l’arida collina che è pattugliata da qualche soldato, che non ha potuto fermare una tale massa; noi non abbiamo assistito alla fuga ma questo è quanto ci è stato riferito. 
Gli uomini si sono sparpagliati per l’isola; l’impressione è che sia stato un gesto dettato dall’esasperazione, una ricerca di un momento di libertà o riscatto, una prova di forza, per quanto fosse chiara la non utilità concreta della fuga.     
Nel pomeriggio di libertà gli uomini hanno girato per l’Isola, chi ha mangiato una pizza, chi ha preso un caffè o una bibita in un bar. Una parte sono stati recuperati alla spicciolata dai mezzi della Lampedusa Accoglienza o delle Forze dell’Ordine che giravano per l’isola alla loro ricerca, e riportati al centro.
Un gruppo numeroso si è raccolto nei pressi del porto, sugli scogli, i ragazzi hanno fatto il bagno, hanno nuotato, chi sa l’italiano ne ha approfittato per parlare con qualche turista, raccontare la sua storia, rispondere a qualche domanda sul centro.

Nelle ore successive alle 18 i migranti si sono concentrati al porto dove sono stati via via isolati, tra le 20 e le 21, dalle Forze dell’Ordine in un’area in cui è stati impedito l’accesso, tranne che ai mediatori e ai rappresentanti delle Associazioni che hanno accesso al centro e con difficoltà all’ARCI. I curiosi erano a qualche decina di metri. I mezzi delle Forze dell’Ordine (Polizia, Guardia di Finanza, Carabinieri, Esercito), della Lampedusa Accoglienza, macchine “borghesi” che portano vari funzionari del Centro, un’ambulanza erano in continuo movimento. Ai migranti viene distribuita dell’acqua.
 Nel centro tutto sembrava procedere normalmente, all'ora di cena si ripetono le lamentele dei minori sulla scarsa qualità e la ripetitività delle pietanze. Alle 19 un operatore proveniente dalla zona della mensa  urla “emergenza” rivolgendosi alla Forze dell’Ordine; ne è emerso  un momento di subbuglio, in cui i minorenni si sono buttati a capofitto, come spesso fanno attirati dalla confusione e dal rischio, dalla volontà di esserci dove succede qualcosa, dall’incoscienza e soprattutto dalla noia; i poliziotti si sono disposti in riga davanti al cancello della gabbia degli uomini; si è sentito rumore e caos proveniente dalle collinette retrostanti gli edifici della mensa (nella zona dei minorenni) e alcuni membri della Guardia di Finanza hanno indossato le protezioni affermando che qualcuno stava lanciando vetri. I minori sono stati via via allontanati dalla zona e la situazione è tornata alla normalità.        
Verso le 18.30 un pulmino della Lampedusa Accoglienza ha riportato un migrante che avevamo  visto a piedi sulla strada per il centro, alle 19.00 ne arrivano altri 10 allo stesso modo,  alle 21 un’altra decina, alle 21e30 un gruppo più numeroso, che da quanto abbiamo visto non arrivava dal porto.
Tra le 21 e le 22 al porto arrivano i responsabili e i mediatori della polizia, i primi gruppi di migranti vengono convinti a salire sui mezzi per rientrare al centro, parte prima un piccolo pullman e poi una autobus della Lampedusa Accoglienza. Tutto si svolge tranquillamente.              
Arriva poco  dopo un gruppo di una trentina di migranti, a piedi, i carabinieri liberano la strada allontanando i curiosi per farli passare, si uniscono al gruppo ancora molto numeroso al porto. Non riusciamo a capire se provengono da altre parti dell’Isola o sono gli stessi partiti da poco. La situazione tra migranti e Forze dell’Ordine si fa più tesa, gli uni urlano, gli altri si schierano in assetto antisommossa. L’accesso all’area viene sbarrato con i mezzi.         
Una buona parte degli uomini vengono convinti a salire su due autobus una prima volta, questi partono ma immediatamente, a poche centinaia di metri dal porto, si fermano, i migranti picchiavano sui vetri e scuotevano il mezzo, gli autisti hanno aperto le porte lasciandoli scendere, i pochi agenti che scortavano il mezzo alzano i manganelli ma poi si fanno indietro, lasciano scendere gli uomini, lasciano che i due gruppi si ricongiungano, sono una cinquantina di uomini a piedi che ripercorrono la strada a ritroso, urlando “Roma Roma”, “No Tunisi”. I curiosi che li osservano da una strada rialzata urlano qualche provocazione, gli agenti li zittiscono senza successo “Oh, oh, siamo in cinque qui!”. I migranti ritornano col gruppo al porto.
Nel centro sono arrivati i primi pullman provenienti dal porto con a bordo i migranti fuggiti e convinti a rientrare che venivano fatti scendere e raggruppati sotto le pensiline laterali poco distanti dall'ingresso,  per essere perquisiti e contati, poi veniva consegnata loro la cena e riaccompagnati a gruppi di tre o quattro al di là del cancello che separa la zona degli uomini da quella delle donne e i minori. Questi ultimi osservavano dai lati e scambiavano brevi battute con coloro che rientravano; da loro abbiamo saputo che molti dei fuggiti avevano gettato in mare il tesserino identificativo. I primi pullman sono stati svuotati e i migranti perquisiti e riaccompagnati con relativa tranquillità e senza troppa tensione.
Al porto le trattative sono continuate nella mediazione è attivamente coinvolto il sindaco di Lampedusa che vediamo in lontananza gesticolare e agitarsi. Con i bracci tesi verso i migranti fa il segno con le dita ora di 2 ora di 3. Cioè in due o tre giorni verranno tutti portati in Italia, promette.

Alle 23.20 le Forze dell’Ordine iniziano a preparare di nuovo i due autobus per il trasferimento dei migranti al centro. Gli uomini salgono sui mezzi abbastanza tranquillamente, partono facendo segni festosi dai finestrini. Si attende un po’ di tempo perché uno dei due mezzi ritorni e venga di nuovo riempito con gli ultimi uomini rimasti. Dopo la partenza la situazione al porto è di smobilitazione, Forze dell’Ordine e Associazioni  si dirigono anch’essi al centro.
Gli ultimi due pullman sono arrivati a brave distanza di tempo uno dall'altro e i migranti sono arrivati al centro ancora agitati e, in particolare quelli dell'ultimo pullman, si sono messi a correre non appena discesi, verso le collinette ai lati del centro e la “gabbia”, e sulle balconate della baracca dei minori da dove hanno iniziato a lanciare bottiglie, sassi e, come abbiamo sentito dire successivamente da un carabiniere, anche vetri e coltelli. 
A questo punto la situazione si è fatta sempre più tesa, le sirene hanno ricominciato a suonare, i poliziotti, i carabinieri, la guardia di finanza si sono messi in assetto antisommossa, molti altri agenti sono stati chiamati d'urgenza per aumentare il numero delle forze dell'ordine, e l'esercito sorvegliava l'area perimetrale. Tutti i mezzi delle forze dell'ordine sono stati schierati attorno la zona e protetti ed equipaggiati di lacrimogeni. Quando la zona (lo spiazzo tra l'infermeria e gli uffici della polizia) è risultata sempre più a rischio, ci siamo allontanate e dirette verso l'ingresso, dove sempre più mezzi e uomini si stavano radunando, oltre ad alcune autoambulanze provenienti probabilmente dal porto, i capi della polizia, il responsabile del Centro. Abbiamo visto che nella zona dell'ingresso si erano rifugiati un finanziere e un carabiniere entrambi feriti ad una gamba, colpiti da pietre e vetri, i quali si sono mostrati indispettiti sia verso di noi rappresentanti delle associazioni umanitarie che "parliamo tanto di diritti dei migranti ma poco dei loro doveri", sia a proposito della gestione del riaccompagnamento tramite gli autobus,  a loro parere male organizzato e troppo affrettato. Sono stati indirizzati dai medici al Pronto Soccorso. Una di noi si è fermata nel centro fino al termine degli scontri, verso le 2 di notte circa,e ha potuto verificare che anche tre minori sono stati accompagnati al Pronto Soccorso perché rimasti vittime dei lanci di pietre e oggetti da parte degli altri migranti dalle colline e dalle strutture, due sono stati sicuramente colpiti alla schiena da sassi e uno è stato visto in braccio ad un altro migrante che lo trasportava verso l’ambulanza.
Prima di venire i minori che dormivano fuori per mancanza di posti letto nella struttura loro destinata comunicano la loro paura di tornare a dormire al solito posto. Temono che una carica della polizia possa pestarli mentre dormono o di venir colpiti da altri lanci di materiali dalle finestre.

3 commenti:

gian luca ha detto...

Il fratello Tunisino di mia moglie, purtroppo è rinchiuso da una settimana nella gabbia. Si è messo in contatto con me è mi ha riferito di condizioni disumane. Inoltre mi ha detto che alla richiesta di asilo politico gli è stato risposto (ingiustamente)che lo avrebbe potuto chiedere solo una volta arrivato in un CIE. Io mi chiedo perchè una persona debba soffrire così tanto ingiustamente. In fondo l'unica sua "colpa" è quella di aver cercato una vita migliore, una vita decente. Io conosco bene come vive questo ragazzo e la sua famiglia e vi assicuro che fossi stato al suo posto avrei fatto la stessa cosa.
Colgo l'occasione per ringraziare l'ARCI che con il suo lavoro da una speranza a questi ragazzi che non hanno mai avuto niente e probabilmemte mai l'avranno... e oltre al niente qualcuno le sta togliendo anche la Dignità.

ARCI Numero Verde Rifugiati ha detto...

Grazie Gianluca per il commento. Chiedi a tuo cognato di chiamarci al numero verde - gratuito sia da fisso che da cellulare - così potremo monitorare anche la sua situazione.

gian luca ha detto...

Ha già il numero verde ed inoltre io sono in contatto con l'Avv. Cordaro.
Ieri. il ragazzo mi ha riferito che nel mangiare mettono qualcosa per farli dormire. Tutti quelli che mangiano la pasta si addormentano e dormono tre o quattro ore di fila...
una umiliazione dietro l'altra....
Grazie ancora per il vostro lavoro.