mercoledì 21 settembre 2011

LAMPEDUSA BRUCIA

Pubblichiamo l'ultimo report delle volontarie esperte ARCI presenti sull'isola.

Sono le 17:30 quando i vigili del fuoco sfrecciano a tutta velocità, a sirene spiegate, dentro le vie del centro di Lampedusa. La gente esce per strada. Qualcuno dice che il CSPA sta andando a fuoco. Dopo poco, una nuvola di fumo nera sovrasta il cielo del paese. Le strade che portano a contrada Imbriacola sono sbarrate dalle forze dell’ordine. Per strada si vedono passare dei ragazzi tunisini con delle buste di plastica celeste, il loro unico bagaglio. Camminano diretti al molo Favarolo : loro punto di arrivo e parte dell’isola che conoscono meglio, dato che ,nelle loro tre fughe precedenti, erano stati convogliati là.

Capire cosa sta succedendo al CSPA, con tutte le strade bloccate per motivi di sicurezza ,è difficile, anche perchè il centro rimane nascosto dentro una gola lunga, stretta e ricurva. Sulla collina a sinistra del centro, quella che offre una visuale migliore ,non è possibile restare. Il maestrale sta portando in quella direzione il fumo. L’aria è irrespirabile. Gli abitanti della zona sono spaesati e impauriti. Dall’alto si vede il fumo uscire da un edificio e i vigili del fuoco a lavoro. Nella campagna che circonda il centro si vedono gruppi sparsi di migranti che ,disorientati, non sanno che fare. Vicino al campo da calcio vediamo che la polizia e altre forze dell’ordine hanno raggruppato molti migranti e si stanno organizzando per fare passare lì la notte.
Una signora che abita in una casa sopra il centro  racconta gli eventi di cui è stata testimone. I migranti erano nel piazzale interno alla zona uomini e stavano giocando a calcio. Improvvisamente è  scoppiato l’incendio. Precisamente alle ore 17 e 19, sottolinea la signora, che riferisce di aver visto delle fiamme che si levavano dal dormitorio della zona uomini che si trova in fondo al centro a sinistra. Le fiamme sono uscite dalle finestre dell’ultimo piano ed hanno avvolto il tetto. Spira da qualche giorno un forte vento di maestrale. Le fiamme ed  il fumo si  sono, quindi, propagate, velocemente , per tutto l’edificio e i nei dormitori accanto.
Telefonicamente ci parlano della dichiarazione del Sindaco di Lampedusa. La tensione è alle stelle.
Alle 20:00 la strada che conduce al centro è libera da controlli ma completamente al buio. Anche il CSPA è scarsamente illuminato. L’atmosfera è surreale. Si vedono poche persone: in tutto ci saranno tra i 300 e i 400 migranti. Tra questi: famiglie, portatori d’handicap e donne che domandano in continuazione cosa succederà, se saranno spostati, dove andranno a dormire. Altre associazioni presenti al momento dell’incendio raccontano che improvvisamente hanno assistito a un fuggi fuggi generale.  Immediatamente sono stati circondati dal fumo. Alcune organizzazioni hanno aiutato i ragazzi portatori di handicap ad uscire dalle camere e ad allontanarsi dal centro. I medici di Msf li hanno raccolti e le portati al poliambulatorio. Alcuni migranti raccontano che stavano dormendo nei loro letti quando la confusione li ha svegliati e si sono trovati circondati da un spessa coltre di fumo nero. Si sono diretti alle finestre dove la polizia è riuscita a portarli in salvo.  Dalla Tunisia telefonano mamme e altri parenti che chiedono informazioni sui loro congiunti. L’unica cosa che siamo in grado di dire è che non ci sono feriti gravi solo poche persone intossicate dal fumo e comunque non in pericolo di vita.
Arrivano tre autobus dell’ente gestore e portano via delle persone. Poi sapremo che sono state caricate in un aereo destinati ad altri centri di accoglienza. Altri migranti sono stati accampati al campo sportivo. Altri all’Area Marina Protetta ,al porto commerciale. Altri non si sa dove abbiano passato la notte. Un ragazzo, traumatizzato dall’incendio, cerca di recuperare un po’ di normalità parlando di letteratura e del suo autore preferito, Celiné. MSF distribuisce delle coperte per passare la notte; ovunque cartoni di latte per aiutare il corpo a liberarsi dall’intossicazione da fumo.
La mattina dopo arrivano telefonate di persone amiche sull’isola che ci sconsigliano di uscire di casa. La tensione è altissima. Si parla di scontri in paese. Tutti contro tutti. Lampedusani, tunisini e forse di polizia che si contrastano. Giornalisti minacciati e feriti. Il sindaco trincerato nel suo ufficio.
Nell’ultimo mese abbiamo assistito a un escalation di tensioni. La lunga durata del trattenimento e i trasferimenti fatti direttamente dal centro, dopo un piccolo scalo a Palermo per il riconoscimento del Console, hanno portato gli animi all’esasperazione. I migranti già varie volte, anche in maniera pacifica, avevano dimostrato la loro disperazione. Dal 29 agosto ad oggi ci sono state s tre fughe dal centro, sempre concluse senza incidenti. I migranti, varie volte, hanno chiesto di essere spostati dall’isola e di non essere rimandati direttamente a casa. La settimana scorsa, poi, era giunta la notizia che la Tunisia non accettava i rimpatri. All’arrivo di questa notizia nel centro era stata festa grande. Sentivamo i tunisini ballare e cantare. Ieri invece l’ennesimo rimpatrio diretto!
Da molti giorni associazioni, sindacati di polizia e i lampedusani avvertivano che la situazione era al limite. Ora quel limite è stato superato!  

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